Il santuario della Bona Dea

A volte facciamo tanti chilometri per spostarci con le nostre automobili a vedere posti molto belli, e non ci rendiamo conto che quei posti si trovano proprio vicino casa nostra. Lo so che questo che sto dicendo, può sembrare una banalità, ma ogni volta che ripercorro questo sentiero della “Bona dea”, lo trovo sempre splendido.

Quando andare: Tutto l’anno, ma sarebbe meglio in primavera, per via delle copiose fioriture che s’incontrano lungo il cammino.

Fiori d’interesse botanico: Anacamptis Papilionacee, a gruppi o isolate, più in alto invece, Orchis purpuree la fanno da padrone e qualche volta, in casi rari, l’Orchis bombifera.

Lunghezza del percorso: 5,50 Km
Tempo totale: 4h: 21min
Altitudine massima: 598 mt (M.te Sant’Angelo Arcese)
Partenza: Piazzale Colle Ripoli – Tivoli
Caratteristiche percorso: Andata/Ritorno
Bambini al seguito: dai 14 anni in su

Il percorso

Partiamo dal piazzale della terrazza di Colle Ripoli, ad un’altezza di circa 430 mt, precisamente dove si trovano i resti del ristorante, ormai abbandonato, “Le vedute di Roma”.
Qui parcheggiamo la macchina e prendiamo il sentiero che si trova vicino al muretto del ristorante: è il sentiero Cai num° 551.

Dall’inizio non puoi fare a meno di perderti nello sguardo del panorama, che per buona parte del percorso ti segue sempre e dopo neanche quindici minuti di cammino, ti trovi davanti ad un costone di roccia, sulla quale tanti appassionati di arrampicata si cimentano nelle loro salite ardite.
Dopo altri dieci minuti circa di cammino, invece, ci troviamo davanti ad una voragine naturale, un profondo “spacco” della montagna, che però fortunatamente è coperta, nella sua interezza, dalla vegetazione naturale. Una voragine appunto, profonda circa 90 mt e che viene chiamata, dai locali, “spacco della lepre”.

Il buco profondo dello “spacco della lepre

Il buco è una profonda fenditura nella roccia di circa 90 m. Se lanciate dei sassi al suo interno dopo qualche secondo non lo sentite più.

Per raggiungere le rovine del santuario della Bona dea, di epoca romana prima, poi di epoca medievale, bisogna salire l’erta del Monte sant’Angelo in Arcese, che raggiunge la considerevole altezza di circa 600 mt. Quando arriviamo sulla cima, le rovine del santuario si trovano in mezzo ad un boschetto e sinceramente si fa una gran fatica a immaginare com’era il santuario in epoca storica.

Tuttavia la cosa straordinaria e molto evidente che salta agli occhi, è la potenza della natura, che domina incontrastata, in particolare, la presenza dell’edera, forte e nodosa, attaccata ai muri e ai pilastri, sembra che abbia trangugiato con le sue fameliche spire, ogni cosa, e ogni volta che andiamo lassù, ci dice che non ha ancora finito.

Monte Sant’Angelo in Arcese

La salita per raggiungere le rovine del santuario

Dopo un quarto d’ora dall’inizio del sentiero, dal piazzale panoramico di Colle Ripoli, nei pressi di un ristorante chiuso, ci ritroviamo su una spianata e all’inizio del sentierino, che prima è spianato, poi s’inerpica fino alla vetta.

Resti del santuario

L’edera e la vegetazione si sono impossessate delle rovine

Sulla cima di Monte Sant’Angelo in Arcese, troviamo, insieme ai blocchi in opus quadratum del tempio di epoca romana della Bona dea, le rovine della chiesa con annesso monastero della fine del VI° secolo, già San Panfilo, poi rinominato Sant’Arcangelo o forse Sant’Angelo.

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